Immaginazione Creatrice: verso una fenomenologia dell'origine

"Chi immagina apre la porta a quella terra dove non sono ancora arrivate le parole"
"Chi immagina apre la porta a quella terra dove non sono ancora arrivate le parole."

L'immaginazione non è fantasia.
Non è invenzione, né costruzione mentale, né un esercizio ornamentale della mente.
È un modo di avvicinarsi alla realtà nel suo stato nascente, quando non ha ancora trovato parole per dirsi.

Molte persone associano l'immaginazione al regno del falso, dell'irreale, dell'arbitrario.
Ma nella tradizione mistica — dalle scuole sufi alla filosofia immaginale di Henry Corbin — l'immaginazione è qualcosa di molto diverso.
È un organo di conoscenza.
Una facoltà che permette di accedere a ciò che non è ancora manifesto.

Chi immagina entra in una regione dove il mondo è ancora in potenza.
Un luogo in cui l'immagine non rappresenta: genera.

Prima delle parole

Le immagini interiori non descrivono ciò che già esiste.
Rivelano ciò che vuole emergere.

Sono una soglia attraverso cui l'esistenza si espande.
Ciò che affiora dall'anima attraversa il cuore e diventa luce nel mondo.

È un processo delicato.
Richiede disponibilità più che volontà.
Ascolto più che controllo.

L'immagine non è un prodotto della mente.
È un corpo sottile che chiede di incarnarsi.

In altre parole:
chi immagina non inventa.
Chi immagina ascolta.

L'invisibile come origine del visibile

L'invisibile non è mancanza.
È eccedenza.

È la densità primordiale che precede ogni forma e da cui ogni forma deriva.
È ciò che l'occhio non vede, ma che rende possibile tutto ciò che l'occhio vede.

Per questo "l'invisibile è essenziale agli occhi".

Ogni visibile è stato, prima, un'immagine ancora muta.
Un movimento dell'essere che preparava una direzione.
Un gesto che si annunciava nel silenzio.

La tradizione sufi racconta di Khidr, il maestro verde, colui che abita la montagna di Qāf.
Quando si ritorna alla Sorgente, dice la leggenda, l'ostacolo non è più ostacolo.
Il mondo solido si lascia attraversare come il balsamo sotto il sole.

È questo lo stato dell'immaginazione creatrice:
un attraversamento.
Non una fuga dal reale, ma un accesso al reale prima che si solidifichi.

Quando il mondo era tohu va-bohu

«La terra era tohu va-bohu… e il soffio di Elohim increspava le acque.»

Tohu va-bohu: informe e vuota.
Ma non nel senso di "caos disordinato".
Nel senso di "traboccare di cose invisibili e bloccate".

La luce non irrompe.
Si annuncia.

Il soffio non distrugge.
Accompagna.

Il processo immaginativo è analogo:
liberare ciò che è bloccato,
permettere alle forme invisibili di prendere direzione,
offrire al buio una via d'uscita.

L'immaginazione non crea dal nulla.
Libera ciò che esiste in un altro stato.

È un gesto di apertura.
Non di fabbricazione.

Cosa significa immaginare?

L'immaginazione creatrice richiede di interrogare i confini del proprio reale.

Di quali abitudini percettive è fatto ciò che considero reale?
Cosa accadrebbe se ne sospendessi la definizione?
Quale paesaggio interiore emergerebbe da questa sospensione?

Non si scivola nell'utopia.
Non si scivola nel fantastico.

Si accede al piano in cui il reale è in fase di nascita, prima che la forma diventi forma.

È un esercizio di riconoscimento:
vedere l'armonia invisibile che sostiene l'apparenza.

L'Immaginazione Creatrice è un atto sorgivo.
Un primo gesto che precede la forma e la orienta.

Chi immagina non fabbrica mondi paralleli.
Rende visibile ciò che sta chiedendo di nascere.

In questo movimento, l'essere umano non si limita a osservare la realtà:
partecipa alla sua generazione.

Attraverso l'immaginazione, il reale ricomincia.

Questo testo nasce dall'incontro tra fenomenologia dell'esperienza interiore e tradizioni sapienziali che hanno interpretato l'immaginazione come organo di conoscenza: la Genesi, la tradizione sufi, la figura di Khidr, la filosofia immaginale di Henry Corbin.

L'obiettivo non è definire l'immaginazione.
È comprendere come essa operi come forza generatrice.
Come luogo in cui il reale si annuncia prima di diventare mondo.

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